Angelo Panarisi, l’acrobata richiamato dalla propria casa

Foto di Dario Lo Scalzo

Foto di Dario Lo Scalzo

Partito insieme alla famiglia per il Belgio da bambino, Angelo trova infine la catarsi e la serenità di spirito nella ricostruzione della casa natale di Santa Elisabetta effige della sua identità e di quella di tutta la famiglia.

La storia di Angelo racchiude in se stessa il passato, il presente e probabilmente anche il futuro dell’umanità dell’era odierna. E’ un racconto di emigrazione sui generis, ricco ed emozionante che riesce a colorare il disegno in bianco e nero dell’esistenza con le tonalità alterne e vivaci di gioia e di sofferenza.

I sorrisi si mescolano agli occhi lucidi e gradualmente fanno penetrare l’ascoltatore in una narrazione affascinante, sensibile e commovente.

L’acrobata ci porta così a saltare dalle certezze di un’integrazione in fondo facile per lui in terra belga alle difficoltà incontrate invece dai genitori che, pur di garantire un futuro ai propri figli, stringono i denti e assaporano la durezza della vita fuori da Santa Elisabetta.

Ma sebbene la vita professionale scorra velocemente e con il vento in poppa, dinanzi a un periodo molto difficile e duro, Angelo trova un solo rifugio e la possibilità di “risanamento” nelle vecchia casa natia all’interno del paese che aveva gioco forza abbandonato all’età di nove anni.

Decide così, improvvisamente, di ristrutturare la casa di famiglia e da quel momento riappare l’immenso amore per la Sicilia e per le proprie origini.

La nuova casa e il suo richiamo sono un giro di boa nel cammino di Angelo. Quella ricostruzione rappresenta un viaggio senza ritorno verso il ritrovare se stessi. Se esternamente è una ristrutturazione materiale interiormente diventa una terapia di purificazione dell’animo, un’ancora di salvezza.

Il resto è un contorno gioioso, così come sono gioiosi e allegri gli spettacoli e gli eventi di cui Angelo è produttore; un contesto sereno dunque di una persona che spolverando le proprie radici e rinsaldando il legame con Santa Elisabetta e con i suoi abitanti oggi vive l’acrobazia più bella, quella della pienezza del suo vivere.

E’ un messaggio moderno in toto quello di Angelo: la gratitudine e il rispetto nei confronti dei genitori, l’attaccamento alla terra natia, la voglia di educare i giovani ai valori artistici, la ricerca del ben vivere nell’alterità all’interno di un contesto sociale multiculturale. Angelo è riconoscente al Belgio, terra di opportunità e di ricchezza, che gli ha permesso di crescere come uomo, di conoscere l’incontro con altre culture e di maturare la capacità d’integrazione nella diversità.

Ma il forte richiamo della terra non può esaurirsi e restringersi esclusivamente a se stesso ed è così che Angelo con perseveranza e abnegazione riesce a trasmettere l’amor patrio, quello per Santa Elisabetta, e il senso dell’identità anche ai propri figli.

L’emigrazione spesso decodifica la sensibilità degli esseri umani.

di Dario Lo Scalzo

Ascoltate la passionale testimonianza di Angelo rilasciataci nella video intervista realizzata a Raffadali